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Racconto di un bardo: Parte IX - Il vischio

Non poi così tanto tempo fa, una vasta foresta di querce ricopriva la maggior parte dell'Europa. Antica, meravigliosa, piena di colori e brulicante di vita. Alcune di queste querce videro la transizione degli uomini da ignoranti selvaggi a saggi filosofi e lavoratori del metallo. Videro tribù nomadi vagare per ogni dove, poi, secoli dopo, videro le stesse tribù stanziarsi e dedicarsi all'agricoltura. Videro tempi di pace e tempi agitati. Videro felicità e tristezza, nascite e morti. Esse videro le vite dei nostri progenitori.

Ogni autunno le querce perdevano le loro foglie, ma, di quando in quando, un anziano alla ricerca di erbe, vedeva un piccolo ramo ancora verde e fertile crescere su una cima. L'anziano, ammantato e incappucciato, un saggio stregone per il suo tempo, tuttavia ignorante, credeva che tutta la forza vitale della possente quercia fosse confluita in quel piccolo rametto. Si arrampicava e lo tagliava, pensando che avrebbe potuto utilizzarlo per pozioni ed incantesimi, oppure come una bacchetta magica per respingere le forze incontrollabili.

Col passare del tempo lo spirito della quercia divenne un dio, e lo stregone un prete, altrimenti egli avrebbe perduto i suoi poteri. In quest'ultimo caso, egli sarebbe stato ridotto ad un povero eremita che si attiene ai vecchi costumi dell'ignorante passato. I preti ora dominavano la terra, ma ahimè!, non erano meno ignoranti di quanto lo fosse lo stregone. Quando egli si recava nella vasta foresta per tagliare il prezioso vischio, i preti lo maledicevano: "Ladro! Assassino! Ha rubato la forza vitale dal loro dio-quercia! Sia maledetto!" A causa di questo crimine il cieco (ignorante) stregone avrebbe abbattuto su tutti loro l'inverno, il crepuscolo degli dèi, la morte del mondo!

L'amabile dio-quercia, ucciso dallo stregone incappucciato, sarebbe giunto presso Hel, la déa del mondo sotterraneo. Alla vigilia di Yule, la moglie, la sacerdotessa, utilizzava un altro tipo di bacchetta magica, un ramo di abete o di pino; poi ella faceva tre giri in senso orario1 intorno alla casa invocando gli elfi, gli spiriti dei defunti progenitori. Tutti i defunti, compreso il dio-quercia, risorgevano in processione dalla tomba condotti da Heimdallr ("l'albero del mondo"), alias Dashdebog ("il signore del dono"), portando con sé dei doni per i loro bambini. Per una notte era loro consentito di dormire nei caldi letti dei viventi, così si fermavano nel mondo di questi fino alla fine delle festività di Yule.

Pensate a tutto questo, se doveste leggere del mito del dio-quercia Baldr ("creatura rigonfia, rotonda e forte"), alias Jarilo ("giovane", "colui che semina primavera"), alias Bielijbog ("il signore bianco"), il quale viene ucciso da Höðr ("l’incappucciato"), alias Troyan ("il trino"), alias Tshjornijbog ("il signore oscuro"), lo stregone incappucciato con il vischio; e pensate a tutto questo la prossima volta che Vi ritrovate in un salotto sotto un ramo di vischio. Il corpo del dio-quercia è stato portato da Hel ("morte", "morti", "luogo nascosto"), alias Marena ("morte", "pericolo", "incubo"), nel Vostro salotto, ed è lì presente. Presente come può esserlo un dio.

Quando le nevi si sciolgono, in primavera, il mondo intero piange Baldr, come potete vedere da Voi, e lui presto ritorna, sempre di nuovo, ma questa è un'altra storia...

Sono nato nel 1973 e non ho mai visto nulla di tutto questo. Ciononostante mi mancano la vecchia foresta di querce, l'abbraccio degli elfi alla vigilia di Yule e il vischio. Mi manca l'anziano stregone incappucciato che, arrampicandosi sull'albero e procurandosi la sua potente bacchetta magica, cerca di fare ciò che è meglio per la sua tribù. Mi mancano i canti di Yule, con la moglie, che dirige con la sua magica bacchetta il suo amabile coro di bambini, i quali invitano i morti nel mondo dei vivi con canzoni di gioia e di lode. Tutto questo non c'è più, e non ritornerà mai. Ma è parte di me, e lo sarà sempre. Perché io sono Europeo.

Note:

1‘Deasil’ nel testo originale, che in inglese arcaico significa ‘che segue il moto del sole’ [n.d.T.].

Varg Vikernes (Tromsø, 17.12.2008)
Traduzione di LBB



Non omnis moriar (Non tutto di me morirà)

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